MAGAZINE – I Benefici del mare e dell’attività subacquea
Testo e foto di Renato La Grassa
Il mare. Se dovessi scrivere di come e quanto gli effetti del mare e dell’attività subacquea abbiano influito positivamente sugli aspetti psicofisici della mia persona non basterebbe un semplice articolo, ma esiste comunque molta letteratura dalla quale trarre opportuni spunti e indicazioni per comprenderne i benefici.
Pensiamo soltanto al fattore “stress” generato dalla nostra vita quotidiana: lavoro, traffico, fretta, impegni personali e familiari sono tutti elementi che concorrono a generare ansia, causando di frequente effetti collaterali che combattiamo spesso con medicinali o con soluzioni palliative di scarsa efficacia.
Esiste però un rimedio gratuito e, per i più fortunati, a portata di mano: il mare. La sola visione, in qualsiasi stagione, ci scatena i sensi procurando emozioni positive, rilassandoci e donandoci un senso di pace. Sopraggiungono emozioni positive che allontanano le nostre negatività e viene stimolata la produzione di endorfine, sostanze chimiche in grado di combattere i dolori fisici e di velocizzarne i processi di guarigione.
Persino il rumore del mare è fonte di benefici per l’essere umano. Come la “luce bianca”, definita tale in quanto formata dall’insieme di colori dello spettro visibile, cosi quello del mare viene chiamato “rumore bianco” in quanto somma di tutte le frequenze sonore percepite dalle nostre orecchie e capace di produrre effetti rilassanti sul corpo e sulla mente.
L’attività subacquea. Oltre agli effetti benefici prodotti dal mare in senso generale, esistono molteplici effetti positivi per chi pratica regolarmente l’attività subacquea, vero toccasana per il fisico e la mente.
Consumi calorici. Un primo vantaggio per divers e apneisti è dato dal significativo consumo calorico con modesto sovraccarico delle articolazioni, contrariamente a quanto avviene invece in altre attività sportive come, ad esempio, la corsa. Inoltre, a differenza di chi frequenta mari tropicali, coloro che si immergono in Mediterraneo sono soggetti a un consumo calorico ulteriore generato dalla difesa dal freddo.
Gli studi hanno dimostrato che un’immersione della durata media di un’ora porta a un consumo di circa 500 calorie, paragonabile a un allenamento cardiovascolare in palestra!
Allenamento. Pinneggiare per avanzare e contrastare la resistenza dell’acqua e della corrente, risalire in barca, sostenere il peso dell’attrezzatura quando si cammina a terra, sono tutti esercizi che attivano l’intera muscolatura corporea, rafforzano soprattutto le cosce e le spalle, sviluppano la resistenza agli sforzi e contribuiscono a migliorare la forma fisica generale.
Si tratta anche di un efficace allenamento cardiovascolare che necessita di un adeguato apporto di ossigeno e conseguentemente anche la circolazione sanguigna viene migliorata con la pratica dell’attività subacquea.
Respirazione e stato mentale. In immersione la respirazione deve essere lenta e profonda. Questo procura uno stato generale di calma e rilassamento, accentuato anche dalle emozioni che si avvertono quando si osserva il paesaggio sommerso e le meravigliose creature che lo abitano.
E’ proprio l’insieme di questi stati emotivi, unitamente al fascino dell’ambiente sommerso, che rende unica l’attività subacquea, allontana i pensieri negativi legati ai problemi quotidiani della nostra vita, riduce le tensioni e lo stress inducendo il soggetto a un atteggiamento più rilassato e positivo.
Partendo dal presupposto che, per ovvi motivi di sicurezza, non ci si dovrebbe mai immergere da soli, subentra di riflesso una maggiore assunzione di responsabilità sia verso se stessi sia verso il proprio compagno di immersione. Con l’esperienza si impara a padroneggiare meglio lo stress emotivo, prerogativa essenziale qualora dovesse verificarsi un problema che richiede calma e fermezza decisionale.
L’immersione subacquea favorisce anche le relazioni sociali poiché, frequentando diving, circoli sportivi, scuole sub oppure durante un viaggio, accade regolarmente di conoscere persone che condividono la stessa passione per il mare. Accomunati dagli stessi interessi nascono così nuove amicizie, si frequentano più assiduamente gli ambienti subacquei e ci si ritrova ben presto in una rete di conoscenze che non possono che giovare al proprio stato interiore.
I viaggi rappresentano la scelta migliore per garantirsi il più alto grado di benessere. Buona parte dei subacquei prediligono per i loro spostamenti all’estero le zone tropicali, ed è innegabile che il caldo e le lunghe esposizioni alla luce solare producano sul nostro organismo importanti effetti positivi.
Immergersi nelle acque calde tropicali comporta indiscutibili vantaggi, quali la minore necessità di proteggersi dal freddo con conseguente riduzione della zavorra e una gestione più semplificata dell’assetto. A questi si aggiungono l’opportunità di esplorare meravigliose barriere coralline, scoprire micromondi inimmaginabili, vivere l’emozione degli incontri con i grandi predatori o estasiarsi davanti ai volteggi delle gigantesche mante.
Viaggiare è anche opportunità di scoprire luoghi e culture mai visti prima, vivere in prima persona il contatto con popolazioni locali cogliendone gli stili di vita, le abitudini, assaporare la cucina tipica spesso caratterizzata da gusti unici e speziati, apprendere nuove lingue.
Questo mix di esperienze produce felicità, sviluppa capacità organizzativa, migliora la percezione di noi stessi, amplia la nostra visione del mondo e ci aiuta ad affrontare più efficacemente le difficoltà quotidiane.
Baby sub. Era il 1997 quando la rivista SUB pubblicò il mio articolo sul nuovo fenomeno dei Babysub. Già dal 1992 il Club Sommozzatori Padova organizzava corsi subacquei per bambini dai 2 ai 12 anni non finalizzati all’ottenimento di un brevetto ma mirati all’avvicinamento del bambino all’acqua e al mare in particolare, aiutandolo a superare i naturali timori. Ho avuto il piacere di seguire lo svolgimento di un corso al quale era iscritto anche mio figlio Marco che a quel tempo aveva circa 9 anni ed è stata un’esperienza entusiasmante.
Osservare quei sub in miniatura scalpitanti a bordo vasca, impazienti di tuffarsi fra palloni multicolori galleggianti e decine di giocattoli sparsi sul fondo, vederli indossare maschere, pinne ed erogatori, seguirli scivolare lungo la parete della piscina e constatare il loro entusiasmo una volta riemersi è stata una gioia immensa.
Sono passati quasi trentanni e il fenomeno minisub si è ormai evoluto e la sua diffusione in tutto il territorio nazionale ha assunto dimensioni importanti, considerato l’elevato numero di circoli subacquei che hanno inserito nel loro piano didattico anche i corsi per baby sommozzatori.
Ne ho parlato recentemente col Dr. Schiavon del Servizio di Medicina dello Sport di Padova, per approfondire le ragioni di tale successo e le implicazioni derivanti dalla disciplina subacquea in allievi così giovani.
L’approccio all’attività subacquea in età evolutiva, spiega il Dr Schiavon, mira essenzialmente al miglioramento del benessere fisico e psicologico del bambino. Attraverso il gioco i piccoli sub imparano a non temere l’acqua, a socializzare divertendosi, a restare in apnea e a usare l’attrezzatura appositamente progettata per la loro età.
Per quanto riguarda gli effetti benefici, continua Schiavon, l’acqua facilita il rilassamento procurando nei bambini piacevoli sensazioni e stimola l’attività motoria, che a sua volta è fonte di benessere generale e concorre allo sviluppo della personalità a livello sia affettivo sia intellettivo ed è maggiormente efficace se svolta in un ambiente naturale ricco di piacevoli stimoli fisici e umani.
Per quanto riguarda specificamente il mare, ovviamente diverso dall’ambiente confinato di una piscina, gli studi scientifici evidenziano che i bambini non temono le onde o la profondità, semmai stabiliscono un rapporto di confidenza e consapevolezza con l’acqua e sono estremamente affascinati dalla vita marina sommersa.